RUBBER SLUT DELIA

Quella troia di Delia, la mia bambolina travestita in latex

Alain Robbe-Grillet affermò ” Paradossalmente lo scrittore come l’erotomane sa che l’unico mondo reale è quello che egli inventa” ma il raccontino che leggerete non ha nulla di inventato. Infatti, è il resoconto veritiero scritto da un mio schiavo, con un linguaggio veritiero che viene introdotto nello spazio di una mia sessione .

Sono in ginocchio, nudo, ai piedi della Dea, della Divina, della Padrona, Mistress Domina Sreni. La chiave della chastity cage che mi ingabbia il pene, simbolo del Suo assoluto dominio, è appoggiata sul tavolino.

Non oso alzare lo sguardo, ma so che mi sta osservando e decidendo, comodamente seduta. Muove appena un piede, un chiaro ordine silenzioso. Mi chino devoto a baciarLe gli stivali. Poi mi raddrizzo, seduto sui talloni. Il piede si muove ancora, più nervoso. E’ chiaro, devo leccarlo.

Torno a chinarmi fronte a terra, appoggiandomi sulle mani, e lecco. Lecco, finché la punta di uno stivale sotto il mento mi fa risollevare il viso verso la mia Padrona.

“Bravo, vermiciattolo”, mi dice mentre con la suola mi accarezza il viso, “Delia, la mia bella troietta… sì, oggi dobbiamo proprio proseguire nel tuo addestramento da troia.Metterlo in opera e bisogna che tu arrivi a sentirti puttana con tutto il tuo essere, troia fino al midollo…”.

Si sporge seduta sul bordo della poltrona, mi afferra un capezzolo e lo torce.

“So che ti intriga essere una troia.Giusto, Delia? ”

Ansimo, trattenendo il lamento: “Giusto, Padrona, grazie Padrona”.

“Cosa sei?”

“Sono una troia,una grande troia, la Vostra troia Delia, Padrona!”

Si alza. “A quattro zampe!”

Carponi la seguo docile fino in bagno.

“Entra nella vasca”.

Non capisco, come tante volte mi capita, ma obbedisco. Mi porge uno spray.

“Spruzzatelo su tutto il corpo, attento a non farlo andare in giro o le prendi”, dice uscendo.

Obbedisco. E’ olio lubrificante. Ora è chiaro, visto che mi ha fatto portare la tuta in latex, ma mi mi sono domandata cosa c’entri con l’addestramento da troia.

Torna dopo qualche minuto, ho appena finito.

“Salta fuori! Qua, in piedi sul tappetino! Adesso indossi questa”, mi dice reggendo la lucida, nera tuta. “Forza, non star lì come un ebete. Occhio! Se la strappi ti rovino di sberle”, termina uscendo.Spiegazione chiara.

Adoro il profumo del latex, così dolce al tatto, quella sensuale elastica morbidezza. Lo adoro. Comincio ad infilare un piede, piano. Passa abbastanza facilmente, è una tuta con le zip a polsi e caviglie. Delicatamente tendo la gomma, la faccio risalire lungo la gamba. E’ stretta, ma sulla pelle depilata e oliata scivola piacevolmente bene.

La seconda gamba, quindi le braccia. Abbasso una spalla, poi l’altra, facendole scivolare dentro la tuta. Me la sistemo, faccio scorrere le mani sulle braccia e sulle gambe per tendere e lisciare qualche piccola ruga rimasta, godendo al tatto della morbida gomma.

Scorro le quattro zip alle caviglie e ai polsi, e infine penso a chiudere la tuta. C’è una lunga zip che dal sedere gira sul davanti, passando sotto l’inguine ed arrivando fino al collo. E’ doppia, si può aprire sia partendo dall’alto che dal basso. Adesso è aperta al massimo. Passo una mano in mezzo alle gambe per prendere il ferretto della zip e comincio a farla scorrere. Lentamente, per non non tendere di colpo la gomma e non rischiare rovinosi strappi.

Arrivo all’inguine. C’è l’ingombro della chastity cage, adagiata sui gonfi testicoli e che serra come imprigionato in una morsa stretta un povero e inutile pene. Automaticamente, vogliosamente, la mia mano si appoggia sulla dura plastica, alla ricerca di un irraggiungibile contatto, di un impossibile massaggio. Lo so, è solo inutile e poi è già successo: nel mio addestramento da troia, Domina Sreni a volte mi umilia pretendendo che mi accarezzi voluttuosamente, come avessi la figa, e intanto ride,schignazza di me. Ma se mi vede farlo senza permesso, prima mi deride, poi in ogni caso arriva a punirmi con nervate sul diddietro.

Desisto, il pene se ne resta dov’è, voglioso e frustrato. Salgo con la zip, su fino collo. Mi godo l’erotico piacere del latex che dolcemente mi si stringe addosso, la conturbante sensazione di quella elastica seconda pelle. Indugio davanti allo specchio, a rimirarmi vestito totalmente della nera tuta.

“Delia!”, uno spazientito, imperioso richiamo.

Mi precipito. La vedo comodamente adagiata sui cuscini di pelle.

“Qua, in ginocchio!”

Aspetto ai piedi al letto leather, mentre finisce la sigaretta mi inginocchio. Posata accanto a lei riconosco la maschera da troia pompinara, più quella che sembra una parrucca color pel di carota e qualcos’altro di latex. Si solleva a sedersi. Mi sbeffeggia mi soffia in faccia il fumo e mi lancia la maschera.

“Apri!”

L’ultima cenere finisce sulla mia lingua, poi spegne il mozzicone nel posacenere.

“Oggi sarai la mia rubber slut, chiaro, mia piccola puttanella Delia? E’ ovvio che la maschera la indosserai perché ti renderà conforme alle tue sembianze; … la pu tta na ”

“Chiarissimo Padrona, certo Padrona”.

Prendo la maschera, io chino la testa e dopo di ché lei me la infila. Quando chiude la zip dietro alla nuca, il latex si tende tutto, a donarmi quella avvolgente sensazione di pressione. Dai forellini per gli occhi la intravedo prendere la parrucca. Chino di nuovo il capo e me la sistema in testa. Si alza.

“In piedi!”

Prende l’ultimo oggetto dal letto: “Adesso questo”.

E’ uno splendido corsetto rubber!

Non lo avevo mai visto. E’ di spessa gomma, pesante, nero, lucidissimo. E’ Domina Sreni che me lo mette. Me lo appoggia sui fianchi. Allargo le braccia mentre me lo fa passare dietro la schiena e avvicina i due lembi sul davanti, per allacciare la serie di ganci metallici. Poi mi fa girare e inizia a far scorrere i lacci. Poco alla volta mi sento stringere. Quando comincia a dover usare più forza mi fa appoggiare con le mani al muro. Retraggo gli addominali mentre mi sento strizzare sempre di più.

“Stai appoggiata bene, troia. La mia rubber slut deve avere un bel vitino sottile!” mi intima tirando energeticamente i lacci. “D’ora in poi dovresti portare un corsetto almeno un’ora al giorno, tutti i giorni,bisogna disegnarlo il vitino. Cara Delia,una puttana con la vita come la tua è categoria out,non trova certo e non attrae molti clienti”, sentenzia irridendomi.

Gli ultimi forti strattoni mi tolgono il fiato, i visceri compressi cercano di adattarsi. La mia tipica respirazione maschile, in prevalenza addominale, è veramente limitata. Devo sforzare di più la cassa toracica, come le donne. E così, mentre Domina Sreni mi annoda i lacci dietro la schiena, come una femmina comincio a sentirmi.

Le suona il telefono.

“Non ti muovere”, mi ordina uscendo dalla stanza per andare a rispondere.

La sento parlare in sottofondo. Non resisto, disubbidisco: mi giro e mi avvicino ancora a un altro specchio.

Woohoo! Mi vedo tutta con sorpresa ammirazione. Sono bellissima!

La bianca maschera mi fa sentire davvero troia, con le rosse tonde e cicciotte labbra spalancate, pronte per un pompino, e gli occhi volgarmente dipinti. La parrucca arancione sgargiante, a caschetto, con la frangia, è una piacevolissima sorpresa. Temevo sembrasse una pagliacciata, invece mi sta benissimo! Coniuga tutto lo stile della troia virtuosa.

Maschera e parrucca sono messe ancor più in risalto dal forte contrasto con il profondo lucido nero del latex. Il corsetto è esaltante. Mi dona una vera vita da vespa ed ha un design bellissimo. In alto arriva sotto i seni ed è modellato e strizzato così bene che riesce quasi ad evidenziare delle tette che non ho. E’ alto sui fianchi, ma al centro scende eccitante a V, a guidare lo sguardo laddove dovrebbe esserci la figa.

“Delia!”

Il richiamo imperioso di Mistress Domina Sreni mi distoglie dall’inebriante piacere della visione di me stessa così agghindata. Mi precipito di là nella sala leather. E’ comodamente seduta in poltrona, sta messaggiando al cellulare. Mi inginocchio rispettoso.

“In piedi resta in piedi, sgualdrina”, dice senza neppure guardarmi.

Mi rialzo e aspetto, in silenzio. Solo quando finalmente appoggia il telefono sul tavolino, lì accanto alla chiave della mia chastity cage, rivolge lo sguardo verso di me.

“Bene bene, la mia rubber slut”.

Mi squadra da capo a piedi.

“Sì, con la vita ci siamo. Adesso il resto, cara Delia”.

Si alza e va verso la parete tutta super attrezzata di strumenti BDSM. E poi si volta tornando munita di ballet boots in mano.

“A camminare sui tacchi fai ancora cagare, lo so benissimo. Devi imparare alla svelta, devi saper camminare come una sconcia battona da strada, troia del cazzo! Adesso siediti lì sullo sgabello e metti questi”.

Mi porge gli stivali e torna ad accomodarsi in poltrona.

Mi siedo. Li ho sempre visti, in bella vista tra la moltitudine dei Suoi oggetti. Sono affascinanti, di un nero brillante, alti fin sotto il ginocchio. Tacco vertiginoso,almeno un 20, punta dritta verso terra, dei veri stivali punitivi. Ho sempre sognato e temuto di poterli provare, ma questa volta è arrivata ed è la prima volta.

“Sveglia, stronzetta! Cosa stai lì a guardarli!”

Infilo il primo e comincio la lunga e fascinosa opera di allacciatura, incrociando le stringhe gancetto dopo gancetto, su su, dal piede al ginocchio. Poi il secondo, cerco di sbrigarmi.

“In piedi!”, s’ ipessisce e ordina non appena ho finito.

Provo ad alzarmi, cautamente, ma sono costretto ad appoggiarmi alla vicina bondage chair. I piedi mi fanno subito male, ma sopporto. Cerco di reggermi dritto da solo, ma non ci riesco, traballo tutto.

“Adesso te ne stai lì in piedi che ti devo lucidare il latex. Tieniti appoggiata, non barcollare e non mi cadere a terra, zoccola!”

Si alza, torna con l’olio spray. Sono instabile, non riesco a tenere le gambe dritte.

“E sta un po’ ferma!”, dice con tono secco mentre con le mani spalma bene l’olio.

“No, non ti ci faccio camminare, non oggi. E’ molto difficile,saresti molto maldestra

Fa due passi indietro, esamina il suo lavoro, dà ancora una passata in un punto.

“Oh, cominciamo a ragionare, la mia bella rubber slut! Bella e creata”, annuisce soddisfatta. “Ok. Adesso siediti, troia. Lì, sulla bondage chair!”.

Bello ritto, laddove una seggiola normale avrebbe la seduta, spicca invece un scintillante plug d’acciaio della sedia.

“Chiedo scusa, Padrona, nel sedermi devo infilarlo?”

Ridacchia. “No, aspetta, quello no”, risponde mentre lo rimuove. “Avanti, seduta!”

Un po’ deluso, traballando e restando ben appoggiato al bracciolo mi giro e mi siedo, con sollievo per le doloranti punte dei piedi. Subito mi si avvicina e con le cinghie mi blocca le braccia allo schienale, all’altezza dei bicipiti.

“Bene, su le gambe, adesso! Devi essere spalancata come una vera baldracca, cazzo!”

Alzo le gambe, le metto sugli appositi cosciali da sedia ginecologica, dove subito Mistress Domina Sreni si occupa di fissarle con altre cinghie. Cosi inerme e gambe divaricate comincio a sentirmi veramente una troia pronta all’uso.

Prende qualcos’altro dalla sua sterminata rastrelliera.

“Quando lavorerai da puttana dovrai essere brava anche con le mani, ma oggi sei una rubber doll,anzi una rubber slut. Oggi le mani non ti servono proprio, oggi voglio che tu capisca dentro di te quanto sei troia!”

Così dicendo mi infila due rubber gloves. Sono due guanti a manopola, chiusi, senza dita, di gomma pesante. Li chiude con dei lucchetti ai polsi con le loro apposite fibbie. A quel punto mi fissa gli avambracci ai braccioli con altre cinghie, serrandoli bene. Stringe meglio anche quelle alle braccia, poi fa due passi indietro per contemplare l’esito delle sua creazione.

E’ soddisfatta, si vede.

“Beh, cosa credi, che abbia finito? Non ti sembra che manchi qualcosa, Delia?”

Si infila un sottile guanto mono uso in latex, intravedo che afferra un tubetto di non so cosa e che prende la valigetta che conosco ormai bene, quella dell’electroplay. La apre, ne estrae un grosso plug di plexiglass trasparente a cono con elettrodi e con la punta tonda a palla.

“Ecco cosa manca, Delia…”

Si accuccia davanti a me. Con la mano cerca il ferretto della zip che termina dietro al mio culo che sporge nel vuoto della gynecological bondage chair.

“Sporgiti bene, stronzetta, sei o non sei una troia?”

Per quel poco che mi è possibile sposto avanti il bacino. Apre la cerniera, fino al cavallo. Sento che allarga i lembi della tuta. Dal tubetto si spreme sul guanto del lubrificante, con le dita tasta e mi penetra l’ano. Afferra l’elettroplug, me lo mostra girandomelo bene davanti agli occhi come un trofeo.

“Che ne dici, troia di questo plug elettrico PES, ci entra nel tuo buchetto? E’ necessario per formartelo”

E’ bello grosso, accidenti, non è più l’elettroplug sottile che ha usato altre volte. Lo guardo con timore, ma voglioso di averlo dentro tutto. Anzi, vogliosa. Annuisco.

“Lo vuoi, troia?”

“Sì Padrona, certo Padrona!”

“Sì cosa, puttanella?”

“Lo voglio Padrona”

“Voglio cosa, stronza delle mie brame? Lo sai che la parola ‘voglio’ per te non esiste!” 

“Vi prego di infilarmi dentro il plug, Padrona, Vi supplico di farmi capire quanto sono puttana, Padrona!”

“Dentro dove, cara la mia Delia?”

“Dentro il culo Padrona”.

“Quale culo? Cos’è quel tuo culo?”

“Il culo di una puttana, aperto al piacere di tutti quelli lo vogliano usare, oltre al vostro Padrona”

Appoggia la fredda punta a palla al mio ano. Muove il plug per far dilatare il buco non abituato a quella dimensione. Poi preme. Dapprima piano, finché non è sicura che il punto sia quello giusto, poi con energia, per vincere la resistenza del mio povero sfintere. Spinge, per un attimo dolorosamente, e finalmente la larga testa a palla riesce a entrare totalmente. Getta via il guanto, attacca i fili del plug alla powerbox e fa partire lo stimolo. E’ leggero, lo sento appena.

Si rialza, e torna a contemplare la scena. Scena che io posso solo immaginare, ma che vedo benissimo: Delia, una perfetta rubber slut, spalancata e vogliosa, pronta a tutto e per tutti…

Mi sento il culo pieno, pulsante. Mi sento esposta, divaricata, aperta, pur essendo così stretta nel latex, così strizzata in vita, così immobilizzata alla bondage chair.

Mistress Domina Sreni ogni tanto ridacchia tra sé e sé. Quando fa così mi riempie di piacere, perché vuol dire nel suo veritiero piacimento è particolarmente soddisfatta di quello che lei sta realizzando.

“Ecco fatto”.

Prende in mano la powerbox. Un’improvvisa scossa mi trapassa il culo e lancio un ahi di dolore.

“Eh, esagerata!”, commenta.

Però riduce un poco l’intensità: “Sarò pietosa. Oggi non sarà una punizione, oggi dovrai solo startene lì a subire questo trattamento fino alla fine. Perché il tuo buco deve capire bene e abituarsi qual’è l’unica cosa a cui serve, a parte cagare!”

Ora le pulsazioni sono forti e frequenti, ad ogni scossa sobbalzo un poco, ma sono più sopportabili. Mi viene vicino, con una mano mi sistema la parrucca.

“Cosa mi dici, cara la mia troietta Delia?”

“Grazie Padrona, sono la Vostra puttana, Padrona”

Mi accarezza il volto. 

“Sì, la mia puttana pompinara”, dice infilandomi un dito in bocca, che lecco e succhio avidamente. “Bella, bellissima la mia Delia rubber slut!”

E così dicendo come supplemento al mio addestramento mi sistema sopra il viso la maschera in cuoio immobilizzato del tutto alla bondage chair, stringendo le cinte e togliendomi ogni visione. E mentre continuo a sentire le scosse che mi pervadono il culo, odo i suoi passi che escono dalla sua sala leather, lasciandomi impotente cieca e sola. Mi sento scendere in fondo a un abisso in un puro emettere di mugolii di sofferenza e piacere. Sola e troia, troia fino al midollo.

Pubblicato da DominatrixMilano

Domina Sreni Dominatrix e Mistress a Milano FETISH e BDSM.